domenica 15 giugno 2014

U2 - POP


Il Terzo Lato Del Vinile - Il Sito



Gli U2 hanno sempre schiantato la loro musica contro i grandi temi storici del momento, riuscendo a generare grandi capolavori (The Joushua Tree sul sogno americano, Achtung Baby e Zooropa sull’Europa dopo la caduta del Muro e l’avvento del capitalismo, solo per citarne i più celebri).
Pop è l’ultimo disco degli anni novanta per gli U2 e cronologicamente è legato ai due dischi precedenti, ma andiamo con ordine: Achtung Baby è un capolavoro, Zooropa è un disco almeno completato anche se è di livello inferiore rispetto al predecessore. Tra Zooropa e Pop c’è stato il singolo Hold Me, Thrill Me, Kiss Me, Kill Me, pubblicato nel 1995 per la colonna sonora di Batman Forever, film che doveva vedere, secondo la leggenda, la partecipazione di Bono nei panni di McPhisto, personaggio inventato da Bono stesso durante lo ZooTv Tour, contro l’uomo pipistrello, ma non se ne fece nulla.
Nello stesso anno gli U2, sotto mentite spoglie (l’autore del disco è Passengers, ovvero U2 con Brian Eno) pubblicano Original Soundtrack Vol.1, un bizzarro connubio tra colonne sonore per film immaginari e qualche canzone usata davvero dietro le pellicole (Miss Sarajevo con Luciano Pavarotti, per l’omonimo documentario, Always Forever Now per Heat – La Sfida, la memorabile Your Blue Room e Beach Sequence per Al Di Là Delle Nuvole di Michelangelo Antonioni e Wim Wenders, One Minute Warning per Ghost In The Shell).

Achtung Baby e Zooropa sono legati dal fatto che hanno pochi mesi di differenza, la stessa tournèe, e lo stesso tema principale, in uno ampiamente dichiarato, nell’altro più velato e descrittivo.
Pop guarda oltre l’Europa, è come se fosse un mappamondo, in cui le differenze tra un paese e un altro sono davvero poche.
Siamo sul finire degli anni novanta: il mondo è in mano alle multinazionali, ai fastfood, al capitalismo, alla tecnologia, persino i vinili stanno scomparendo dalla circolazione.
Nelle piazze principali di ogni città, da nord a sud, da est a ovest, ci sono gli stessi negozi, gli stessi ristoranti.
Pop è questo: è la critica di un mondo che ha perso ogni identità senza essersene accorto, in cui ogni nazione non si rende conto di avere la bandiera a stelle e strisce, è di conseguenza, l’annientamento della personalità e dell’individualismo.
Dieci anni prima c’erano i grandi ideali di The Joshua Tree visibili in canzoni come Where The Streets Have No Name o I Still Haven’t Found What I’m Looking For; oggi di grandi ideali, di grandi dubbi la gente non ne parla più, anzi preferisce far finta di non averne. All’apparenza e nei costumi siamo tutti uguali e facciamo le stesse cose con le stesse magliette mangiando gli stessi panini e finiamo per confonderci, finiamo in crisi di identità.

Lo specchio di queste nuove false credenze si trova in Pop. Rave e Dio, arte e spazzatura, la cui sintesi fu ancora più difficile dalla produzione e negli sviluppi di un sound mai definito.
I quattro U2 hanno raggiunto i migliori i migliori risultati con Brian Eno e Daniel Lanois, per Pop si affidano a Flood (già produttore di Zooropa insieme a Brian Eno e The Edge) e Howie B, il quale ha un’idea bizzarra per la musica di un gruppo di amici tecnicamente non eccelsi che fin dai tempi della scuola ha mosso ogni passo insieme: registrare per strati. La qualità più grande degli U2 è che insieme riescono ad essere più grandi della somma delle loro parti, invece in Pop agiscono come quattro individualità sommate alla fine. Forse questo è il problema principale. Ma gli errori furono parecchi come ricorda Bono: Avremmo dovuto fermarci, riorganizzarci e continuare a lavorare un po’ meglio alle registrazioni. Ma non lo facemmo. E, cosa ancora più grave, il nostro tour manager ci convinse a commettere il più efferato dei crimini: fissare il tour. Le scadenze incombevano minacciosamente, Pop non fu mai finito davvero. In pratica è la più costosa seduta di registrazione di provini della storia della musica.

Tuttavia, proprio per questa incompletezza, il concetto di Pop è paradossalmente più forte.

Il primo singolo è Discothèque, ambiente in cui si celebra l’effimero con ironia (You know you're chewing bubblegum/ You know that is but you still want some/ 'Cause you just can't get enough of that lovie dovie stuff/LET GO LET'S GO... DISCOTHÈQUE/ GO GO... LET GO... DISCOTHÈQUE), ma come disse una volta Bono: L’allegria è molto difficile da evocare, la felicità non basta.
Ad Howie B venne un’altra idea: far trovare l’ispirazione agli U2 facendogli ascoltare dischi scelti da lui e quasi contemporaneamente farli suonare, come se avessero la base sotto.
Da qui nasce Do You Feel Loved  una copia esatta di Alien Groove Sensation dei Naked Funk, prodotti dallo stesso Howie B, con l’aggiunta di un Bono in più. Il testo è, come accade per la maggior parte di queste canzoni, agli antipodi con la musica;  i rapporti occasionali, spingere come tori nel ventre di una donna forse non è amore, forse non dovresti sentirti amata  (DO YOU FEEL LOVED? DO YOU FEEL LOVED?/AND IT LOOKS like the SUN BUT IT FEELS LIKE RAIN/Love's a bully pushing shoving/In the belly of a woman/Heavy rhythm taking over/To stick together/A man and a woman/Stick together/Man and woman/Stick together... ).

La terza traccia è la canzone più sperimentale di tutta la storia degli U2, Mofo, pubblicata in versione remix come ultimo singolo.  The Edge la ricorda così: Mofo è davvero l’estetica dance compiutamente realizzata. Non contiene alcuna pretesa di mantenere la struttura della band; è un pezzo in cui sposiamo la cultura dance, e credo che funzioni. Ottimo testo e ottima produzione. Forse avremmo dovuto avere la fiducia in noi stessi necessaria a fare dell’album un progetto definito in quella direzione.
Il testo tocca il tema principale dell’autore, l’assenza più grande, quella della madre morta quando il quattordicenne Paul  David Hewson non sapeva niente di Bono. Altre canzoni hanno lo stesso tema (I Will Follow,Tomorrow, Lemon, All Because Of You) ma mai si raggiunge la profondità di Mofo.
Se The Edge spiega il sound, spetta a Bono il significato: Suonare Mofo dal vivo era straordinario. La canzone si fermava di colpo e io restavo solo, a parlare di mia madre di fronte a cinquantamila dei miei più intimi amici. Alcune sere mi sorprendeva veramente quanto riuscissi a emozionarmi. “Mother, am I still your son? You know, I’ve waited so long to hear you say so. Mother, you left and made me someone. Now I am still a child but no one tells me no” (“Mamma, sono ancora tuo figlio? Sai, ho atteso così tanto tempo per sentirtelo dire. Mamma mi hai lasciato e hai fatto di me qualcuno. Ora sono ancora un bambino, ma nessuno mi dice di no”). E’ un meccanismo consueto in teatro o al cinema, ma che si vede raramente nella composizione di canzoni: l’azione si ferma e il personaggio si gira verso la cinepresa e spiega sé stesso. E’ il soliloquio di Amleto, sebbene io non abbia mai visto fantasmi. Non vedo l’ora di incontrare mia madre. Mi aspetto veramente che avvenga, quando sarà il luogo e il momento giusto. Spero solo di avere un pass per il backstage.

Dopo la triade sperimentale di apertura si torna in un territorio più familiare. If God Will Send His Angels rappresenta un cambio di scena repentino, dopo dance e elettronica: solo quattro strumenti che accompagnano un affresco disincantato della realtà in cui forse nemmeno la venuta degli angeli riuscirebbe a salvare questa continua decadenza (God has got his phone off the hook babe/Would he even pick up if he could? /It's been a while since we saw that child /Hangin' round this neighbourhood /See His mother dealing in a doorway /See Father Christmas with a begging bowl /Jesus sister's eyes are blister ... /THE HIGH STREET never looked so low). Il video in cui tutti si muovono velocissimi attorno ad un Bono lento che canta è la metafora di questa società: tutti di corsa per le cose materiali e nessuno riflette, nessuno si interroga, nessuno parla più con Dio. Questa canzone fa parte della colonna del film City Of Angels di Brad Silberling, rifacimento hollywoodiano del celebre film di Wim Wenders Il Cielo Sopra Berlino del 1987.
Staring At The Sun, pubblicata come secondo singolo nell’aprile del 1997, è un’altra canzone controversa. Il sound è più vicino ai classici U2, ma il testo è di difficile interpretazione, talmente difficile che Bono non ha le idee molto chiare: Credo descriva con precisione quel particolare stato d’animo in cui non vuoi conoscere davvero la verità perché le bugie sono più confortanti.

Il testo forse per questa poca chiarezza è uno dei più affascinanti, che ti tiene incollato come fosse colla di Dio. Sono parole che ognuno di noi riesce a declinare come crede. Per ogni persona in base alla sua storia hanno un significato diverso. Quelli che non possono agire spesso devono… predicare.
Last Night On Earth ha una storia dietro di cui parleremo in un altro appuntamento, la chitarra distorta di Gone ricorda Until The End Of The World ed nel testo ci si interroga sul valore del successo.
Miami è la dimostrazione che Pop è incompleto, la capitale della Florida è lo sfondo ad un sessione musicale e nulla più.
Per duemila anni il cristianesimo ha professato la vita oltre la morte, la redenzione dai peccati, il paradiso celeste, ma oggi il paradiso è su questa terra ed è la villa di Playboy, The Playboy Mansion è il simbolo di tutti i falsi valori in cui crediamo (If oj is more than a drink /And a big mac bigger than you think/If perfume is an obsession/And talk shows... confession/What have we got to lose/Another push and maybe we’ll be through/The gates of that mansion).
Please è il seguito di Sunday Bloody Sunday, la copertina del singolo è la parodia dello stesso Pop, al posto degli U2 ci sono Gerry Adams (leader del Sinn Féin, l'ala politica dell'IRA), David Trimble (leader del Partito Unionista dell'Ulster), John Hume (Leader Partito Laburista dell'Ulster), e Ian Paisley (leader del Partito Democratico Unionista dell'Ulster). Il suono è indefinito e la single version è di gran lunga migliore di questa, che comunque rimane la miglior canzone di Pop, il testo è crudo, arrabbiato ma anche disilluso: è un colloquio con estremista irlandese  (So love is big bigger than us/But love is not what you're thinking of/IT’S what lovers deal/It's what lovers steal/You know i've found it hard to receive/‘Cause you my love I could never believe).

Chiude il disco Wake Up Dead Man, che più che alzati uomo morto significa alzati e cammina. Lazzaro in via di decomposizione è stato salvato da Gesù, che dovrebbe salvare l’uomo contemporaneo perso e decomposto dal mondo, ma oggi non si sentono più bisogni di salvezza e di verità, oscurati dal consumismo  e dall’appagamento momentaneo (Jesus, Jesus help me /I'm alone in this world/And a fucked up world it is too/Tell me, tell me the story/The one about eternity/And the way it's all gonna be/WAKE UP WAKE UP DEAD MAN).



Già l’anno dopo gli U2 pubblicano la raccolta The Best Of 1980-1990, contenente i più grandi pezzi degli anni ottanta, pezzi come Where The Streets Have No Name e Pride (In The Name Of Love), pezzi che, oltre a segnare il fuoco indimenticabile degli U2, chiudono repentinamente la parentesi Pop.
Forse i quattro di Dublino hanno sentito di essersi spinti troppo fuori i loro binari standard, e compiranno un fallimentare revival mitico con uno sciapo disco nel 2000 di cui parleremo in seguito.
Pop rimane uno dei lavori più interessanti degli U2 e forse il fatto di essere cancellato da ogni ricordo, di togliere qualsiasi canzone di questo disco nei concerti, ne aumenta ancora di più il fascino.
Rimane l’idea più geniale persino dei loro stessi autori.
Dopo How To Dismantle An Atomic Bomb circolò la voce di un rifacimento di Pop, ma seguì il silenzio.  Credo sarebbe curioso rivedere gli U2 a lavoro su quei pezzi, per dargli quell’ultima aggiustata che renderebbe questo, senza ombra di dubbio, il più grande di lavoro di tutti. Più grande di Achtung Baby o The Joshua Tree.

Pop rappresenta la fine del percorso iniziato da Achtung Baby: è il cambiamento del mondo, che dopo la caduta del muro di Berlino (vedi Achtung Baby) e il trattato sull’Unione Europea (vedi Zooropa), si ritrova a sbocciare i suoi frutti nel territorio malato e contaminato del consumismo. Pop, presentato dentro un supermercato a basso costo, rappresenta quello che sta succedendo nel mondo che si affaccia al nuovo millennio: l’America onnipresente, la perdita dell’individualismo, l’impero dell’usa e getta, la tecnologia. Situazioni in cui l’uomo perde il rapporto con sé stesso e con Dio per un rave party, per una notte in discoteca o per stare male, perché forse l’unica cosa vera rimasta è proprio quella.
Gli arrangiamenti pesanti rappresentano il consumismo che si intromette persino dentro i dialoghi più profondi e nella ricerca di riempiere quei buchi a forma di Dio, come accade in Mofo: il testo e la musica sono in antitesi, la mancanza onnipresente dell’affetto di una madre scomparsa da una parte, e l’atmosfera di un rave dall’altra.
Se lo si legge in questo modo, non si può che rimanere affascinati da Pop.

LOOKIN' FOR TO FILL THAT GOD SHAPED HOLE



Voto: 7/10


U2 -  POP - LIMITED EDITION DOUBLE VINYL INCLUDES THE SINGLE DISCOTHEQUE (1997)

SIDE A
1 DISCOTHEQUE
2 DO YOU FEEL LOVED
3 MOFO
SIDE B
1 IF GOD WILL SEND HIS ANGELS
2 STARING AT THE SUN
3 LAST NIGHT ON EARTH
SIDE C
1 GONE
2 MIAMI
3 THE PLAYBOY MANSION
SIDE D
1 IF YOU WEAR THAT VELVET DRESS
2 PLEASE

3 WAKE UP DEAD MAN



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