Sono le
quattro del mattino dell’ultima notte di registrazione di Pop, il disco più controverso degli U2, di cui abbiamo parlato qui.
Gli U2 sono
esausti ma devono chiudere per forza le registrazioni del disco, hanno già fissato
l’inizio del PopMart Tour e sono sull’orlo
di una crisi di nervi, Last Night On Earth
nasce in questo momento come ricorda Bono: il
ritornello mi venne in mente proprio alla fine delle sedute di registrazione di
Pop, che stavano diventando un po’ ridondanti e stressanti. Erano le quattro
del mattino dell’ultima notte in studio. Al mixer c’era gente che non toccava
il letto da una settimana. Paul era in attesa dei nastri da portare a New York
per la realizzazione del master. Cominciai a cantare il verso: “You’ve got t
ogive it away”. Non trasformarlo in lavoro, era il messaggio. Che era
esattamente quello che stavamo facendo. Intendevamo esprimere in modo
coinvolgente cosa succede quando il rock’n’roll incontra la cultura dei club. Invece,
il risultato dava la sensazione di ascoltare un mucchio di uomini su un
impianto petrolifero in mezzo al Mare del Nord. La mia voce era completamente
andata, per coprire un po’ la cosa, nel disco abbiamo aggiunto un sacco di eco
ed Edge ha cantato con me.
Non male per
una canzone nata in poche ore anche se il perfezionista The Edge non la vede
così: Last Night On Earth è più vicina
all’estetica della band. Era un buon pezzo ma è paragonabile a New Year’s Day o
Sunday Bloody Sunday? Ovviamente no, altrimenti la suoneremo ancora dal vivo.
La canzone
rimane una delle più rock di tutta la carriera del gruppo e viene pubblicata
come terzo singolo, dopo Discothèque
e Staring At The Sun, il 14 luglio
1997.
Già la data
è un richiamo storico. Il 14 luglio 1789
è la presa della Bastiglia, il simbolo della Rivoluzione Francese, il
simbolo della fine dell’Ancien Régime.
Per quanto
riguarda il video gli intrecci sono molteplici.
Dieci anni prima Bono stava cantando Pride (In The Name Of Love) a San
Francisco e durante la performance prese uno spray e scrisse sul muro la frase:
Rock and Roll Stops The Traffic
(scena ripresa all’interno del film Rattle
And Hum, e frase riapparsa anche nel video di All Because Of You girato sopra un camion a New York) ma forse non
sapeva che gli U2 avrebbero generato quello che il Time definì l’ingorgo più gigantesco della storia
americana.
Per girare
il video vengono chiuse strade a autostrade a Kansas City. Gli abitanti sono
infuriati, i fan sono bloccati dalla polizia: gli U2 girano per le strade vuote
della città come fosse veramente la fine del mondo. Lo scenario è apocalittico
e riprende lo stile dei film di fantascienza degli anni Sessanta.
La protagonista
femminile del video è la modella Sophia Dahl, nipote dello scrittore Roald
Dahl, autore, fra gli altri, di La
Fabbrica Di Cioccolato (1964) e Il
Grande Ascensore Di Cristallo (1972).
Il “custode
della fine del mondo” rivelato negli ultimi istanti del video è il poeta
William Burroghs, nipote dell’inventore omonimo che può essere considerato il
padre dell’addizionatrice, il prototipo dell’odierna calcolatrice.
Sul poeta
invece si potrebbe aprire una parentesi infinita di riconoscenza culturale per
quello che ha scritto e per la sua influenza all’interno della Beat Generation,
ma credo bastino le parole che Jack Kerouac gli dedica nel suo capolavoro On The Road (Sulla Strada, 1951): “Ci vorrebbe una notte intera per raccontare
di Old Bull Lee; per adesso diciamo solo che faceva l'insegnante, e a buon
diritto, si può dire, perché passava tutto il tempo a imparare; le cose che
imparava erano quelle che considerava e chiamava “i fatti della vita”; le
imparava non solo per necessità, ma per scelta. Aveva trascinato quel suo corpo
lungo e sottile in giro per tutti gli Stati Uniti, e in gran parte dell'Europa
e del Nord-Africa, ai suoi tempi, solo per vedere cosa succedeva; negli anni
Trenta aveva sposato una contessa russa in esilio solo per strapparla ai
nazisti. […] Faceva tutte queste cose solo per sperimentarle. Ora si dedicava
allo studio della tossicodipendenza. […] Passava lunghe ore coi libri di
Shakespeare in grembo; il “Bardo Immortale”, lo chiamava. A New Orleans aveva
cominciato a passare lunghe ore in compagnia dei codici Maya, e anche quando
parlava con gli amici teneva il libro aperto in grembo. Una volta avevo detto:
“Cosa ci succederà quando moriremo?”, e lui aveva risposto: “Quando si muore si
muore, ecco tutto”. […] Bull aveva un debole sentimentale per l'America dei
vecchi tempi, specialmente degli anni Dieci, quando […] il Paese era selvaggio,
rissoso e libero, libertà di ogni genere in abbondanza per tutti. La cosa che odiava
di più era la burocrazia di Washington; subito dopo venivano i progressisti;
poi i poliziotti. Passava il tempo a parlare e a insegnare agli altri. Jane
sedeva ai suoi piedi; io anche; e anche Dean (Neal Cassady, ndr); e in passato anche Carlo Marx (Allen
Ginsberg, per il quale gli U2 misero in musica una sua poesia durante le
registrazioni di The Joshua Tree ndr).
Avevamo tutti imparato da lui.”
Il 2 agosto
1997 William Burroghs morì e il video di Last
Night On Earth rimane una delle sue ultime notti su questa terra.
Gli U2 hanno
sempre schiantato la loro musica contro i grandi temi storici del momento,
riuscendo a generare grandi capolavori (The
Joushua Tree sul sogno
americano, Achtung Baby e Zooropa sull’Europa dopo la caduta
del Muro e l’avvento del capitalismo, solo per citarne i più celebri).
Pop è l’ultimo disco degli anni novanta
per gli U2 e cronologicamente è legato ai due dischi precedenti, ma andiamo con
ordine: Achtung Baby è un capolavoro,
Zooropa è un disco almeno completato
anche se è di livello inferiore rispetto al predecessore. Tra Zooropa e Pop c’è stato il singolo Hold Me, Thrill Me, Kiss Me, Kill Me,
pubblicato nel 1995 per la colonna sonora di Batman Forever, film che
doveva vedere, secondo la leggenda, la partecipazione di Bono nei panni di
McPhisto, personaggio inventato da Bono stesso durante lo ZooTv Tour, contro l’uomo pipistrello, ma non se ne fece nulla.
Nello stesso
anno gli U2, sotto mentite spoglie (l’autore del disco è Passengers, ovvero U2
con Brian Eno) pubblicano Original Soundtrack Vol.1, un
bizzarro connubio tra colonne sonore per film immaginari e qualche canzone
usata davvero dietro le pellicole (Miss Sarajevo con Luciano Pavarotti,
per l’omonimo documentario, Always
Forever Now perHeat – La Sfida,
la memorabile Your Blue Room e Beach Sequence per Al Di Là Delle Nuvole di Michelangelo Antonioni e Wim Wenders, One Minute Warning per Ghost In The Shell).
Achtung Baby e Zooropa sono legati dal fatto che hanno pochi mesi di differenza,
la stessa tournèe, e lo stesso tema principale, in uno ampiamente dichiarato,
nell’altro più velato e descrittivo.
Pop
guarda oltre l’Europa, è come se fosse un mappamondo, in cui le differenze tra
un paese e un altro sono davvero poche.
Siamo sul
finire degli anni novanta: il mondo è in mano alle multinazionali, ai fastfood,
al capitalismo, alla tecnologia, persino i vinili stanno scomparendo dalla
circolazione.
Nelle piazze
principali di ogni città, da nord a sud, da est a ovest, ci sono gli stessi
negozi, gli stessi ristoranti.
Pop è questo: è la critica di un mondo
che ha perso ogni identità senza essersene accorto, in cui ogni nazione non si
rende conto di avere la bandiera a stelle e strisce, è di conseguenza,
l’annientamento della personalità e dell’individualismo.
Dieci anni
prima c’erano i grandi ideali di The
Joshua Tree visibili in canzoni come Where
The Streets Have No Name o I Still Haven’t Found What I’m Looking For; oggi di grandi ideali, di grandi dubbi
la gente non ne parla più, anzi preferisce far finta di non averne.
All’apparenza e nei costumi siamo tutti uguali e facciamo le stesse cose con le
stesse magliette mangiando gli stessi panini e finiamo per confonderci, finiamo
in crisi di identità.
Lo specchio
di queste nuove false credenze si trova in Pop.
Rave e Dio, arte e spazzatura, la cui sintesi fu ancora più difficile dalla
produzione e negli sviluppi di un sound mai definito.
I quattro U2
hanno raggiunto i migliori i migliori risultati con Brian Eno e Daniel Lanois,
per Pop si affidano a Flood (già produttore di Zooropa insieme a Brian Eno e The Edge)
e Howie B, il quale ha un’idea
bizzarra per la musica di un gruppo di amici tecnicamente non eccelsi che fin
dai tempi della scuola ha mosso ogni passo insieme: registrare per strati. La
qualità più grande degli U2 è che insieme riescono ad essere più grandi della
somma delle loro parti, invece in Pop agiscono come quattro individualità
sommate alla fine. Forse questo è il problema principale. Ma gli errori furono
parecchi come ricorda Bono: Avremmo
dovuto fermarci, riorganizzarci e continuare a lavorare un po’ meglio alle
registrazioni. Ma non lo facemmo. E, cosa ancora più grave, il nostro tour
manager ci convinse a commettere il più efferato dei crimini: fissare il tour.
Le scadenze incombevano minacciosamente, Pop non fu mai finito davvero. In
pratica è la più costosa seduta di registrazione di provini della storia della
musica.
Tuttavia,
proprio per questa incompletezza, il concetto di Pop è paradossalmente più forte.
Il primo singolo è Discothèque,
ambiente in cui si celebra l’effimero con ironia (You know you're chewing bubblegum/ You know that is but you still want
some/ 'Cause you just can't get enough of that lovie dovie stuff/LET GO LET'S
GO... DISCOTHÈQUE/ GO GO...
LET GO... DISCOTHÈQUE), ma come disse una volta Bono: L’allegria è molto difficile da evocare, la felicità non basta.
Ad Howie B
venne un’altra idea: far trovare l’ispirazione agli U2 facendogli ascoltare
dischi scelti da lui e quasi contemporaneamente farli suonare, come se avessero
la base sotto.
Da qui nasce
Do
You Feel Loved una copia esatta
di Alien Groove Sensation dei Naked
Funk, prodotti dallo stesso Howie B, con l’aggiunta di un Bono in più. Il testo
è, come accade per la maggior parte di queste canzoni, agli antipodi con la
musica; i rapporti occasionali, spingere come tori nel ventre di una donna
forse non è amore, forse non dovresti sentirti amata (DO YOU
FEEL LOVED? DO YOU FEEL LOVED?/AND IT LOOKS like the SUN
BUT IT FEELS LIKE RAIN/Love's a bully pushing shoving/In the belly of a woman/Heavy
rhythm taking over/To stick together/A man and a woman/Stick together/Man and
woman/Stick together... ).
La terza
traccia è la canzone più sperimentale di tutta la storia degli U2, Mofo, pubblicata in versione remix come
ultimo singolo. The Edge la ricorda
così: Mofo è davvero l’estetica
dance compiutamente realizzata. Non contiene alcuna pretesa di mantenere la
struttura della band; è un pezzo in cui sposiamo la cultura dance, e credo che
funzioni. Ottimo testo e ottima produzione. Forse avremmo dovuto avere la fiducia
in noi stessi necessaria a fare dell’album un progetto definito in quella
direzione.
Il testo
tocca il tema principale dell’autore, l’assenza più grande, quella della madre
morta quando il quattordicenne Paul
David Hewson non sapeva niente di Bono. Altre canzoni hanno lo stesso
tema (I Will Follow,Tomorrow, Lemon, All
Because Of You) ma mai si raggiunge la profondità di Mofo.
Se The Edge
spiega il sound, spetta a Bono il significato: Suonare Mofo dal vivo era straordinario. La canzone si fermava di colpo
e io restavo solo, a parlare di mia madre di fronte a cinquantamila dei miei
più intimi amici. Alcune sere mi sorprendeva veramente quanto riuscissi a
emozionarmi. “Mother, am I still your son? You know, I’ve waited
so long to hear you say so. Mother, you left and made me someone. Now I am
still a child but no one tells me no” (“Mamma, sono ancora tuo figlio? Sai,
ho atteso così tanto tempo per sentirtelo dire. Mamma mi hai lasciato e hai
fatto di me qualcuno. Ora sono ancora un bambino, ma nessuno mi dice di no”).
E’ un meccanismo consueto in teatro o al cinema, ma che si vede raramente nella
composizione di canzoni: l’azione si ferma e il personaggio si gira verso la
cinepresa e spiega sé stesso. E’ il soliloquio di Amleto, sebbene io non abbia
mai visto fantasmi. Non vedo l’ora di incontrare mia madre. Mi aspetto
veramente che avvenga, quando sarà il luogo e il momento giusto. Spero solo di
avere un pass per il backstage.
Dopo la
triade sperimentale di apertura si torna in un territorio più familiare. If God Will Send His Angels rappresenta un cambio di scena
repentino, dopo dance e elettronica: solo quattro strumenti che accompagnano un
affresco disincantato della realtà in cui forse nemmeno la venuta degli angeli
riuscirebbe a salvare questa continua decadenza (God has got his phone off the hook babe/Would he even pick up if he
could? /It's been a while since we saw that child /Hangin' round this
neighbourhood /See His mother dealing in a doorway /See Father Christmas with a
begging bowl /Jesus sister's eyes are blister ... /THE HIGH STREET never looked
so low). Il video in cui tutti si muovono velocissimi attorno ad un
Bono lento che canta è la metafora di questa società: tutti di corsa per le
cose materiali e nessuno riflette, nessuno si interroga, nessuno parla più con
Dio. Questa canzone fa parte della colonna del film City Of Angelsdi Brad Silberling, rifacimento
hollywoodiano del celebre film di Wim Wenders Il Cielo Sopra Berlinodel 1987.
Staring
At The Sun, pubblicata come secondo singolo nell’aprile del 1997, è
un’altra canzone controversa. Il sound è più vicino ai classici U2, ma il testo
è di difficile interpretazione, talmente difficile che Bono non ha le idee
molto chiare: Credo descriva con
precisione quel particolare stato d’animo in cui non vuoi conoscere davvero la
verità perché le bugie sono più confortanti.
Il testo
forse per questa poca chiarezza è uno dei più affascinanti, che ti tiene
incollato come fosse colla di Dio.
Sono parole che ognuno di noi riesce a declinare come crede. Per ogni persona
in base alla sua storia hanno un significato diverso. Quelli che non possono agire spesso devono… predicare.
Last Night On Earth ha una storia dietro
di cui parleremo in un altro appuntamento, la chitarra distorta di Gone
ricorda Until The End Of The World ed
nel testo ci si interroga sul valore del successo.
Miamiè la dimostrazione che Pop è incompleto, la capitale della
Florida è lo sfondo ad un sessione musicale e nulla più.
Per duemila
anni il cristianesimo ha professato la vita oltre la morte, la redenzione dai
peccati, il paradiso celeste, ma oggi il paradiso è su questa terra ed è la
villa di Playboy, The Playboy Mansion è il simbolo di tutti i falsi valori in cui
crediamo (If oj is more than a drink /And
a big mac bigger than you think/If perfume is an obsession/And talk shows...
confession/What have we got to lose/Another push and maybe we’ll be through/The
gates of that mansion).
Pleaseè il seguito di Sunday Bloody Sunday,
la copertina del singolo è la parodia dello stesso Pop, al posto degli U2 ci sono Gerry Adams (leader del Sinn Féin, l'ala politica dell'IRA), David Trimble (leader del Partito Unionista dell'Ulster), John Hume (Leader Partito Laburista dell'Ulster), e Ian Paisley (leader del Partito Democratico Unionista dell'Ulster). Il suono è indefinito e la single version è di gran lunga
migliore di questa, che comunque rimane la miglior canzone di Pop, il testo è crudo, arrabbiato ma
anche disilluso: è un colloquio con estremista irlandese (So
love is big bigger than us/But love is not what you're thinking of/IT’S what
lovers deal/It's what lovers steal/You know i've found it hard to
receive/‘Cause you my love I could never believe).
Chiude il
disco Wake Up Dead Man, che più che alzati uomo morto significa alzati
e cammina. Lazzaro in via di decomposizione è stato salvato da Gesù, che
dovrebbe salvare l’uomo contemporaneo perso e decomposto dal mondo, ma oggi non si sentono più bisogni di
salvezza e di verità, oscurati dal consumismo
e dall’appagamento momentaneo (Jesus,
Jesus help me /I'm alone in this world/And a fucked up world it is too/Tell me,
tell me the story/The one about eternity/And the way it's all gonna be/WAKE UP
WAKE UP DEAD MAN).
Già l’anno
dopo gli U2 pubblicano la raccolta The Best Of 1980-1990, contenente i
più grandi pezzi degli anni ottanta, pezzi come Where The Streets Have No Name e Pride (In The Name Of Love), pezzi che, oltre a segnare il fuoco
indimenticabile degli U2, chiudono repentinamente la parentesi Pop.
Forse i
quattro di Dublino hanno sentito di essersi spinti troppo fuori i loro binari
standard, e compiranno un fallimentare revival mitico con uno sciapo disco nel
2000 di cui parleremo in seguito.
Pop rimane uno dei lavori più interessanti
degli U2 e forse il fatto di essere cancellato da ogni ricordo, di togliere
qualsiasi canzone di questo disco nei concerti, ne aumenta ancora di più il
fascino.
Rimane
l’idea più geniale persino dei loro stessi autori.
Dopo How
To Dismantle An Atomic Bomb circolò la voce di un rifacimento di Pop, ma seguì il silenzio. Credo sarebbe curioso rivedere gli U2 a
lavoro su quei pezzi, per dargli quell’ultima aggiustata che renderebbe questo,
senza ombra di dubbio, il più grande di lavoro di tutti. Più grande di Achtung Baby o The Joshua Tree.
Pop rappresenta la fine del percorso
iniziato da Achtung Baby: è il
cambiamento del mondo, che dopo la caduta del muro di Berlino (vedi Achtung Baby) e il trattato sull’Unione
Europea (vedi Zooropa), si ritrova a
sbocciare i suoi frutti nel territorio malato e contaminato del consumismo. Pop, presentato dentro un supermercato
a basso costo,rappresenta quello che
sta succedendo nel mondo che si affaccia al nuovo millennio: l’America
onnipresente, la perdita dell’individualismo, l’impero dell’usa e getta, la
tecnologia. Situazioni in cui l’uomo perde il rapporto con sé stesso e con Dio
per un rave party, per una notte in discoteca o per stare male, perché forse
l’unica cosa vera rimasta è proprio quella.
Gli
arrangiamenti pesanti rappresentano il consumismo che si intromette persino
dentro i dialoghi più profondi e nella ricerca di riempiere quei buchi a forma
di Dio, come accade in Mofo: il testo e la musica sono in
antitesi, la mancanza onnipresente dell’affetto di una madre scomparsa da una
parte, e l’atmosfera di un rave dall’altra.
Se lo si
legge in questo modo, non si può che rimanere affascinati da Pop.
LOOKIN' FOR TO FILL THAT GOD SHAPED HOLE
Voto: 7/10
U2 - POP
- LIMITED EDITION DOUBLE VINYL INCLUDES THE SINGLE DISCOTHEQUE (1997)
Stavolta ci troviamo di fronte agli Uscita 17 che con il loro disco Solo
Buone Notizie (Dal 17 gennaio 2014 su CD e digital. CoseComuni/OneMoreLab/Don’t
Worry Rec.) scattano una fotografia perfetta sugli eventi di questa generazione
con un sound preciso e definito.
Dieci domande come dieci sono le tracce di Solo Buone Notizie.
01//Copertina e titolo: per scorgere buone notizie all’orizzonte bisogna vedere il mondo da una
prospettiva diversa: quanta ironia e quanta disillusione provate per la
contemporaneità? Come siete arrivati alla somma, direi geniale, di titolo e
copertina?
L'idea iniziale della copertina era un
ristorante vuoto ma ci sembrava troppo decadente e non di buonissimo auspicio. Non
ci convinceva. Poi Carlo ci ha fatto vedere l'esplosione atomica, lo stereotipo
dell'evento sensazionale per antonomasia. Era la copertina perfetta: essendo
rovesciata dev'essere vista almeno due volte per capire meglio l'immagine che
la compone ed è un'ulteriore aiuto per metterne in risalto il significato. Solo Buone Notizie è un titolo
ambivalente, perché può essere appunto ironico o realista ma è un'affermazione
che può sembrare una "richiesta" o anche una necessità, come le
canzoni che lo compongono.
02//Il 17 gennaio è uscito il primo singolo del disco: In Faccia a Nessuno, riarrangiato in
toni più marcati, rispetto alla pubblicazione sull’EP No. Il testo è una critica a quella categoria di persone che,
piuttosto che prendersi la responsabilità delle proprie azioni, preferisce
nascondersi dietro paraventi evitando di agire. Nella vostra carriera quante
persone di questo tipo avete incontrato e quanto siete legati a questo brano?
Crediamo che la nostra generazione sia piena
di questa categoria di uomini che Dante, descrivendola sicuramente meglio di
noi, classificava come "ignavi". Questo ci fa pensare addirittura che
l'atteggiamento di rassegnazione di fronte alla vita e agli eventi negativi sia
una questione atavica. Noi l'abbiamo presa in considerazione e abbiamo dedicato
loro il nostro primo singolo perché c'è dentro molto del significato di tutto
il disco: la reazione, l'atteggiamento propositivo e la speranza di un futuro
migliore.
03//In Faccia a Nessuno è il
manifesto dei temi di Solo Buone Notizie.
Attraverso le sfaccettature di ogni canzone, il tema principale è quello di
ricercare un percorso, di trovare il coraggio per agire. Quali sono i motivi
per cui vi siete incentrati su questo discorso?
Sono gli eventi che ci hanno circondato
durante la scrittura del disco ad aver lasciato un'impronta forte sui temi
affrontati nei testi. Parliamoci chiaro: essere negativi non avrebbe senso,
andrebbe contro il nostro modo di interpretare la musica come stile di vita. La
musica è speranza, fare i musicisti il più tempo possibile per noi è una
speranza. Dunque analizzare la nostra società trattando i temi più disparati
cercando di essere propositivi di fronte a quel futuro che sogniamo migliore di
oggi per noi è possibile. Anzi, descrivere questo presente pieno di
contraddizioni, nelle relazioni sociali, amorose o lavorative, all'interno di
tutto Solo Buone Notizie, non fa
altro che darci una spinta in più, un po' come quando si dice che una volta
toccato il fondo è il momento in cui trovi lo slancio per risalire verso la
superficie.
04//Solo Buone Notizie è un disco molto ben
strutturato. Tutte le canzoni si muovono sui binari giusti. Quanto è stato
difficile convergere l’evoluzione del suono e l’importanza poetica in un unicum
così riuscito?
Non è stato facile ma avevamo già in mente,
mentre pianificavamo il disco, quale tipo di sound estrapolare dai provini. Ciò
ha comportato anche una naturale scrematura, ma comunque, sin dalle prime
battute, l'obiettivo a livello sonoro a cui puntavamo era chiaro: un rock
moderno con una chiara influenza elettronica dato che, oltre ai Litfiba e
pochissimi altri esempi, è merce sempre più rara una formazione come la nostra,
in cui molto gira intorno ai synth e alle atmosfere che questo strumento genera
ma con pattern di chitarre, spesso raddoppiati, molto incisivi. In tutto questo
non nascondiamo il grande apporto umano e artistico che soprattutto Ale e Pier
dei Velvet ci hanno offerto, attraverso i loro consigli e le loro
"chicche". Questo è il motivo per cui siamo veramente soddisfatti e
oggi questo disco che suona come lo immaginavamo è un grandissimo risultato.
05//Nel corso degli ultimi anni avete raggiunto parecchie
soddisfazioni: Tuscany Music Festival, Heinekein Jammin’ Festival Contest,
Hyundai Music Awards, partecipazioni arricchite da svariati passaggi
radiofonici e complimenti di Omar Pedrini. Come giudicate questo percorso?
Difficilissimo e pieno di insidie, di fatica e
di tanto spirito di abnegazione. Questo ci spinge a fare il nostro massimo.
Siamo amanti della musica, ringraziamo sempre chi ci sostiene e riteniamo che
tutto questo sia la linfa vitale della nostra Band. La cosa fondamentale è che
non ci siamo persi mai d'animo anche quando le cose non andavano per il verso
giusto perché questo è il nostro voto, la nostra vocazione. Ad ogni step ne
consegue uno nuovo di portata più importante e per questo probabilmente più
difficile da raggiungere, ma solo continuando con impegno e determinazione
potremo toglierci ancora tante altre soddisfazioni.
06//Il Dono è una delle
tracce centrali del disco in cui dite una grande verità oggi troppo
dimenticata: “il dono più grande è essere
umili di fronte all’errore”. Come avete generato questa canzone e negli
ultimi minuti cosa accade?
La fine di una relazione burrascosa fa in modo
che si rifletta sul perché sia stata interrotta. E spesso l'errore che noi
tutti facciamo è di non compiere quello che mio padre chiamerebbe "il
passo indietro", ovvero provare a mettere da parte l'ego personale e
capire dove bisogna fermarsi per ascoltare, invece di girarsi dall'altra parte e rimanere con le
proprie idee. Aprirsi all'altro è un grande atto d'amore. Il Dono parla di questo e l'apertura finale con un synth estremo
filtratissimo, suggerito da un grande Alessandro Sgreccia con una macchina
analogica, descrive precisamente quell'esplosione di emozioni finale ed i
colori di tutto il pezzo.
07//In Siamo Poveri si
canta: “Siamo poveri di idee/Evadere/Fuggire/Rimandare/ Un futuro
che non c’è/Non ho più scelta/La realtà è questa/Più amara di come la
suoniamo”. Quanto siamo poveri d’idee, e direi anche ignoranti, se
chiamiamo rock artisti italiani che usano gli stessi accordi e un paio di
occhiali per non dire nulla da anni e anni?
Sei diventato ufficialmente il nostro migliore
amico. Scherzi a parte, la nostra soddisfazione corrisponde a questa domanda,
perché vuol dire che il messaggio che vogliamo portare con le nostre canzoni
arriva e ne scaturisce una riflessione, in questo caso Siamo Poveri. Il livellamento verso la mediocrità è ormai agli
occhi di tutti e ciò si riflette anche nell'arte. Anche qui però esce il nostro
lato ottimista: puoi essere bello quanto ti pare in foto ma, se non sai
suonare, a lungo andare ai tuoi pseudo concerti non verrà nessuno e il tuo
gruppo rimarrà una bellissima promo per una multinazionale di occhiali da sole.
08//l’EP No includeva oltre
a In Faccia a Nessuno anche Oceano, Animarida, Il Dono,
ritoccate in versione definitiva per Solo
Buone Notizie. Tra i due dischi avete instaurato una collaborazione
con Pierluigi Ferrantini e i Velvet, grazie ai quali avete avuto la possibilità
di registrare il disco nello studio di registrazione CoseComuni. No era già un lavoro di qualità, com’è
nata la collaborazione con i Velvet? Che cosa avete imparato e come sono i
rapporti oggi?
Il lavoro con i Velvet è iniziato grazie ad un
incontro casuale con Pier in un locale di Roma (Il Circolo Degli Artisti), il
quale ci ha invitati qualche settimana dopo nel loro studio di registrazione
per un ascolto di No. Per noi era già una grande occasione perché sapevamo il tipo
di lavoro che CoseComuni opera nell'underground della nostra città. È stato un
onore sin da subito perché da una band come i Velvet puoi solo che imparare:
loro sono degli stacanovisti della musica e lo spirito di amore che provano
verso la musica è sincero e traspare, ad esempio, dal modo in cui mettono tutte
le Band che producono al loro livello, soprattutto dal punto di vista umano.
Oggi il frutto di questa esperienza si chiama Solo Buone Notizie e quindi i rapporti possono essere solo che di
sincera gratitudine e di amicizia professionale molto importante.
09//I Velvet hanno raggiunto l’apice della loro carriera con il
recente Storie. Quanto sentite
lontano o vicino quel momento? Come gruppo in che fase storica vi sentite?
Sappiamo che dobbiamo ancora lavorare tanto ma
c'è una forte coesione per raggiungere un obiettivo comune molto importante che
corrisponde alla nostra realizzazione come musicisti. Per fare un parallelo, se
fossimo in una partita di calcio direi che siamo appena scesi in campo per
giocare la finale della Coppa del Mondo.
10//Secondo me Solo Buone Notizie è davvero un disco ottimo. Quanto sarebbe bello
sentirlo sul vinile?
Ti ringraziamo ancora una volta per i
complimenti, ci lusingano! Hai toccato un lato a cui siamo molto affezionati:
siamo amanti del vinile già da molto prima del boom che c'è stato negli ultimi
anni. Gabriele, ad esempio, ha casa piena. È un'operazione impegnativa dati gli
alti costi ma stiamo già valutando l'opzione di stamparne delle copie in serie
limitata, magari con in allegato qualcosa che racconti più di noi è della
nostra musica. E stai certo che la prima copia sarà tua.
Non mi resta che aspettare la prima copia del disco in vinile.
Anche se non sono un grandissimo intenditore di musica Heavy Metal, nell'ultimo periodo visti gli sconti che si trovano sempre più spesso su questi dischi, mi sto avvicinando all'ascolto di questo genere, che mi porta molto lontano dalla calma e la pienezza della mia dolce musica "Prog".
Proprio grazie a una generosa offerta 3 dischi a 20€, mi sono portato a casa Heaven and Hell, il nono disco in studio dei Black Sabbath, pubblicato il 25 aprile del 1980 per l'etichetta discografica Vertigo.
Sapevo, già prima di comprarlo, che era un disco particolare vista la presenza nella band di Ronnie James Dio, che conoscevo come un cantante dalla grandissima personalità avendolo già ascoltato negli Elf e nei Rainbow il gruppo di Ritchie Blackmore. Una grande voce, una delle più belle che io abbia mai ascoltato nel mondo Hard 'n' Heavy. Così metto su la puntina e...
Neon Knights irrompe, un classico alla Ronnie Dio, giusto per mettere subito le cose in chiaro, ed anche Children of the Sea e Lady Evil, pur in modo diverso, arriva all'orecchio il marchio Dio. Tutto però contemporaneamente, in perfetto, o forse miglior stile Sabbath, la chitarra di Tony Iommi è sempre li sempre perfetta come a dire: " Si non c'è Ozzy! ma noi sappiamo quello che facciamo siamo i Sabbath! ". Così la side “A” si conclude con la title-track, decisamente più "Sabbathiana", ipnotica, oscura nel suo inizio, per poi sfociare in un crescendo che porta a una sonorità ossessiva fino alla fine, senza fiato, una canzone che resta nella storia. E così è stato, il singolo divenne il miglior risultato nelle vendite dal 1975 e da la possibilità ai Sabbath di ricevere un disco di platino negli Stati Uniti e ben tre dischi di platino in Gran Bretagna, un successo epico.
Giriamo il disco e troviamo Wishing Well che apre la side “B” e ci fa da traghetto di Caronte, verso il secondo vero capolavoro del disco, Die Young. Bisogna davvero solo ascoltarla per capire che in questo disco i Black Sabbath sono probabilmente più forti di prima, più carichi di prima, a volte anche più belli di prima. Classe e potenza pura, che rimarrà tra i più significativi della discografia del gruppo. Walk Away sembra un po' fuori luogo ma poco male perchè si passa subito alla chiusura con Lonely is The Sword un pezzo molto made in Dio, per chiudere alla grande.
Dopo l'ascolto mi fermo un attimo sul terzo lato e capisco che Ronnie James Dio è riuscito nell'impresa di rivitalizzare un gruppo che aveva scritto pagine importanti della storia del Metal, ma che dopo l'allontanamento di Ozzy, era entrato in una crisi creativa. Ma si capisce che Ronnie prese per mano i Sabbath, partecipando attivamente alla sola scrittura di tutti i testi, ma grazie al suo marchio vocale, ha di fatto firmato il successo mondiale del disco. Alla fine si può dire che tutti sono stati autori di una prova strepitosa, facendo capire che Black Sabbath è un marchio di garanzia.
Tracce
La musica dei brani è stata composta dal gruppo, mentre i testi sono stati scritti da Ronnie James Dio.
Neon Knights – 3:54
Children of the Sea – 5:34
Lady Evil – 4:26
Heaven and Hell – 6:58
Wishing Well – 4:07
Die Young – 4:45
Walk Away – 4:25
Lonely Is the Word – 5:50
Curiosità
Il brano Heaven and Hell compare nel videogioco Grand Theft Auto IV come colonna sonora.
All'album seguirà un tour molto seguito, grazie soprattutto al carisma e alle doti vocali di Dio, molto apprezzati dai fans. Tuttavia durante quel tour Bill Ward, che aveva suonato tutte le parti di batteria nell'album, si dovette ritirare a causa di problemi personali e della sua dipendenza dall'alcool, facendosi sostituire da Vinny Appice che completò il tour.