giovedì 19 dicembre 2013

Bauhaus//Rock + Architettura





Architetti tranquilli: Walter Gropius non ha mai suonato una chitarra.
Ma è un dubbio che mi è venuto quando ho trovato questo disco in un negozio ormai chiuso e abbandonato, per cui sono corso subito nella mia stanza ad ascoltare.
Anche se la voce di Gropius non la conosco, non penso che un architetto che voleva porre a Weimar la prima pietra di una repubblica dello spirito e sosteneva che gli specialisti sono persone che ripetono sempre gli stessi errori, possa intitolare un suo ipotetico disco post-punk Burning From The Inside.
Il Bauhaus si basava su una nuova arte e sull’evoluzione di un’idea, senza dividere artigianato, scultura e pittura dall’Architettura.

I Bauhaus per certi versi rispettano questo programma.
Nella musica tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta si camminano territori percorsi solo da David Bowie in maniera latente. Oltre al nuovo sound punk e post-punk di gruppi come Sex Pistols, Clash e Siouxsie And The Banshees che attualizzano il concetto troppo stantio di rock; emergono personalità depresse e illuminanti.
Il primo gruppo a calarsi nel buio si chiama Joy Division, una band di Manchester (che ha un legame cronologico e storico con le altre due indimenticabili band concittadine: The Smiths e Oasis) guidata dalla figura di Ian Curtis, tutt’altro che l’emblema di una rock star, come descritto nella pellicola in bianco e nero Control di Anton Corbijn, fotografo tra gli altri di Depeche Mode e U2.
Curtis si suicida il 18 maggio del 1980 e uno dei primi omaggi espliciti proviene dall’isola di fronte, dall’Irlanda, suonata da una band che ancora non sa di diventare la più grande del mondo. A quei tempi Bono e gli altri giravano i pub mezzi vuoti di Dublino suonando oltre a I Will Follow e Out Of Control, proprio A Day Without Me, in cui il suicida guarda il mondo dei vivi da un’altra prospettiva.
Musicalmente il filone continua con i Cure di Robert Smith che a paranoie è uno che non scherza.
Quel periodo muore verso la prima metà degli anni ottanta, forse perché aveva dato abbastanza o la gente era stufa di vedere il mondo troppo nero.
Lo stravagante contrasto e poi la morte di questo movimento musicale ricorda la fine del Bauhaus e il dualismo tra Gropius e Itten (uno strano tizio che indossava sempre una camicia di forza da lui stesso disegnata), il primo era per la razionalità e l’anti-individualismo, l’altro per il misticismo e l’emotività.
Chi ha buona memoria storica saprà che sto parlando del Bauhaus del 1919 di Weimar (all’inizio i Bauhaus si chiamavano Bauhaus 1919), la scuola poi si trasferirà nel 1925 a Dessau, per poi chiudere a Berlino nel 1933 con l’avvento di Hitler.

Peter Murphy, il leader del gruppo, fonde David Bowie con i Joy Division e ne esce qualcosa di storico (magari non come l’avanguardia artistica tedesca), il gruppo raggiunge il successo e vi rimane per qualche anno esplorando territori indie e new wave. Burning From The Inside viene registrato senza il controllo di Murphy, giustificato da una polmonite, ciò non impedisce al disco raggiungere la tredicesima posizione in Inghilterra e di inquietare migliaia di ragazzi senza fede né risposte.








Trova le differenze:

Formiamo dunque una nuova corporazione degli artigiani senza però quell’arroganza di classe che vorrebbe erigere un muro di alterigia tra artigiani e artisti!
Programma del Bauhaus di Weimar, 1919.

“Correre senza meta attraverso l’erbaccia del rasoio che mi arriva solo alle ginocchia, e quando giaccio nel mio sonno grigio non so come camminare sulle tavole. Apro gli occhi e guardo il pavimento e non ti vedo più. Non c’è scelta.”
Bauhaus, Burning From The Inside.

UK Album Chart #13

Voto: 7/10



Bauhaus – Burning From The Inside (1983)

Side One
She’s In Parties
Antonin Artaud
King Volcano
Who Killed Mr. Moonlight?

Side Two
Slide Uf Live
Honeymoon Croon
Kingdoms Coming
Burning From The Inside

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